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Fare affari in Etiopia

Ultimo aggiornamento: ottobre 2024

L’Etiopia è un partner prioritario dell’Italia e dell’Unione Europea in Africa sub-sahariana, un punto di riferimento essenziale per la stabilità di una regione che ha rapporti di lungo corso con il nostro Paese e che riveste oggi un ruolo cruciale per la sicurezza internazionale.

Le relazioni politiche bilaterali proseguono su di un piano di ottima collaborazione, specie a partire dalla restituzione da parte italiana della Stele di Axum (aprile 2005), che ha aperto un nuovo capitolo nei rapporti fra i due Paesi. Frequenti le visite bilaterali, come dimostrano quelle del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a marzo 2016, del Primo Ministro etiopico Abiy Ahmed Ali a gennaio 2019 e gennaio 2023 a Roma e quella della Presidente di Consiglio Giorgia Meloni ad aprile 2023.

Il ruolo che l’Etiopia svolge in alcune delle principali situazioni di conflitto nel Corno d’Africa, come la Somalia o il Sud Sudan, la rende un partner imprescindibile in questa regione del mondo.

Ma, al di là delle ragioni storiche e geopolitiche che giustificano intensi rapporti bilaterali, vi sono oggi concreti interessi economici per l’Italia in Etiopia. Il sostenuto trend positivo fatto registrare dal Paese negli ultimi decenni (oltre 10% di crescita media del PIL dal 2004), l’apertura – seppur timida – agli investitori internazionali, il basso costo del lavoro, le dimensioni ragguardevoli del mercato (con una popolazione di oltre 120 milioni), la disponibilità di fonti energetiche nazionali (idroelettriche), i collegamenti aerei diretti con l’Italia e, non da ultimo, la presenza di una comunità italiana limitata ma ben inserita, rappresentano i punti di forza su cui costruire rapporti economico-commerciali più dinamici.

L’interscambio commerciale, ancora al di sotto delle reali potenzialità e fortemente concentrato, è cresciuto costantemente negli anni. Nel 2023 l’interscambio ha raggiunto i 263 milioni di euro, sostanzialmente stabile dall’anno precedente, con esportazioni italiane pari a 182 milioni e importazioni pari a 81 milioni. I principali settori in cui operano le aziende italiane sono infrastrutture e trasporti, macchinari agricoli e veicoli industriali, tessile, energetico, telecomunicazioni, agroindustria, e quello minerario.

L’Etiopia è il quinto mercato di destinazione dell’export Italiano in Africa sub-sahariana. L’Italia è il dodicesimo cliente e ventesimo fornitore a livello mondiale, secondo partner commerciale a livello europeo. La quota di mercato del nostro export è pari all’1.55%, dietro solo a UK (2.39%) ma davanti a Francia (1.26%) e Germania (1.02%). Circa la metà del nostro export è basato su macchinari e apparecchiature, in particolare macchine industriali specializzate e di impiego generale (motori e generatori). Seguono prodotti della siderurgia, tessili, componenti di autoveicoli (granaglie, prodotti in metallo ed elementi da costruzione in metallo). Per quanto riguarda le importazioni, esse si concentrano nel settore agricolo (caffè, semi oleaginosi e altri prodotti di colture permanenti) e nelle produzioni conciarie e tessili. Questi dati non tengono conto del fenomeno delle triangolazioni (via Paesi del Golfo) e dei beni prodotti da aziende italiane presso stabilimenti in Paesi terzi (ad esempio, IVECO in Cina e Piaggio in India).

Gli Investimenti Diretti Esteri italiani in Etiopia ammontano per il 2023 a 723 milioni di euro, con un trend in costante crescita negli ultimi cinque anni. Gli IDE etiopi in Italia invece ammontano a 400 milioni di euro.

La presenza economica italiana in Etiopia consta di un variegato gruppo di imprenditori residenti, in molti casi presenti nel Paese da oltre quarant’anni (con la parentesi del regime di Menghistu, che ha costretto molti di questi a lasciare il Paese per poi farvi ritorno dopo il 1991), e di gruppi e aziende che hanno iniziato ad operare in Etiopia in tempi più recenti sulla spinta della forte crescita economica che ha caratterizzato il Paese nell’ultimo decennio. Alcuni grandi progetti infrastrutturali del Paese sono affidati a società italiane: è il caso della Salini-Impregilo, che ha realizzato in Etiopia venti grandi progetti per un valore di oltre 9 miliardi di euro, la maggior parte dei quali nel settore dell’energia idroelettrica. Il Gruppo si è da ultimo occupato dei due principali impianti idroelettrici del Piano di Sviluppo Energetico del Paese, ovvero Koysha (Gibe IV) sul fiume Omo e la GERD (Grand Ethiopian Renaissance Dam) sul Nilo Azzurro, dopo gli impianti di Gilgel Gibe I, Gilgel Gibe II e il progetto idroelettrico Gibe III. Nell’assemblaggio di veicoli commerciali, CNH/IVECO opera in Etiopia dal 1970 tramite la JV AMCE (Automotive Manufacturing Company of Ethiopia) di cui Iveco detiene il 70%, mentre il restante 30% è di proprietà del Ministero dell’Industria e del Commercio etiopico.

Gli operatori italiani nutrono un generale ottimismo circa il futuro del Paese, ma non mancano di sottolineare gli aspetti critici che caratterizzano questo contesto e che colpiscono indistintamente tutte le imprese private, siano esse straniere o locali.